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A Roma si ritorna soltanto

Il barocco narrato da Macé, nelle architetture e nelle scenografie romane di Bernini, Borromini e Piranesi, è uno specchio dell’effimero in cui l’anima del viaggiatore moderno si riflette, per ritrovarsi
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«È proprio all’inizio del terzo breve capitolo che appare uno dei possibili significati di “effimero” secondo Macé: “Lenti, cannocchiali, nuvole, eclissi: non si sa più quale Roma ritrovare attraverso la luce falsa di diverse origini, ed è nello specchio deformante del barocco, nella lente d’ingrandimento della scienza e dei sogni che bisogna scorgere il futuro in rovina e le vivace aujourd’hui” (pp.83). L’opera dello scrittore e fotografo francese – titolo originale “Rome ou le firmament”, pubblicato nel 1983 per i tipi di Fata Morgana editions e poi ripreso tredici anni dopo da Le temps qui’l fait – è stata nuovamente riproposta dalla nostra Lemma Press, evidenziando, proprio “l’effimero” romano che qualifica le pagine di Macé come qualcosa di più, di diverso rispetto un ordinario reportage. Anche l’elogio di Emil Cioran all’autore – riportato in quarta – fa pensare sia ad una sorta di vademecum del viaggiatore erudito, sia quel trionfo dell’arte del rapporto, “intreccio fra i temi, luci riflesse, ricami e tarsie, che nascondono un segreto, che qualcuno finge di rivelare”, affermato nell’ammirata prefazione di Citati: “La ringrazio per il suo bellissimo libro, e nel contempo la maledico d’avermelo spedito, perché non si può leggerlo senza pensare all’assurdità di vivere altrove che a Roma. Se mai vi ritornassi, sarebbe la mia guida”. Elogio che fa da pendant proprio all’incipit di queste particolarissime pagine: “A Roma, si ritorna soltanto” (pp.13). Da questo punto di vista potrebbe risultare sorprendente che uno straniero, per di più un francese – proprio di quella Francia della grandeur che fece dire al celebre statista “L’Italia non è un Paese povero, è un povero Paese” -, abbia voluto “ricordarci chi siamo”. Meno sorprendente per chi non si fa troppo condizionare dai luoghi comuni e per chi mette in conto che anche la Francia non è soltanto eredità celtica ma pure latina: come per dire che un bel po’ di Roma, soprattutto della “Roma effimera”, è presente nel dna di ogni europeo».

Dalla recensione di Luca Menichetti, su “Lankenauta” del 27/04/2019, a:

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