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Tu che hai il comando dei venti, richiamali

«Per una singolare coincidenza, in contemporanea con il compleatamento di Tutte le opere nella collana di “Classici della letteratura europea” diretta da Nuccio Ordine, arriva in libreria un’altra importante versione del Pericle, realizzata da Roberto Sanesi in vista della messa in scena dell’opera al Teatro Arsenale di Milano nel 1997 […]. Rispetto a quella proposta dall’edizione Bompiani (dove Pericle è affidato alle cure di Antonio Castore), questa è dunque una versione d’autore. Morto a Milano nel 2001 pochi giorni prima del suo settantunesimo compleanno, Sanesi è uno dei poeti più significativi della sua generazione, un critico molto acuto e instancabile traduttore dall’inglese. A Shakespeare, nella fattispecie, dedicò una delle sue ultime fatiche, ossia la resa dell’Opera poetica. In quella circostanza i Sonetti – che dell'”uomo di lettere” Shakespeare restano la pietra di paragone – erano stati restituiti in una forma il più possibile prossima all’originale: in quattordici versi, insomma, e non senza la sottolineatura di alcune rime. Non così nel sonetto del Pericle, che nella rielaborazione di Sanesi assume un aspetto disarticolato, frammentario: “Dio di questa distesa di acque / che inondano il cielo e l’inferno, / tu che hai il comando dei venti, richiamali / da questi abissi e legali nel bronzo, / frena i tuoni assordanti, / spegni il fulmine!”. Il percorso di riavvicinamento alla parola pronunciata contraddistingue l’intera riflessione di Sanesi sulla struttura di Pericle. Più si addentra nella traduzione, più il poeta decide di limitare, fino a sopprimerlo, il ruolo del coro, che in Shakespeare coincide con la voce del poeta medievale Gower, principale divulgatore della favola del principe incorruttibile».

Dalla recensione di Alessandro Zaccuri, su “Avvenire” del 29/08/2019 a:

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